Il
G20 è stata anche l'occasione per riparlare del diritto dei paesi più poveri a poter accedere alla tecnologia mobile e alla connessione ad internet.
In un documento congiunto e indirizzato alle nazioni più industrializzate, venticinque grandi operatori delle telecomunicazioni chiedono, appunto, di investire capitali nello
sviluppo della banda larga in tutto il mondo.
Tra di essi
AT&T, Bharti, Deutsche Telekom, Ericsson, Mtn, Orascom, Telefonica, Vodafone e Nokia. Tra i firmatari c'è anche
Telecom Italia.
Le società chiedono ai grandi della Terra di procedere
all'allocazione delle frequenze e alla creazione di un contesto legislativo stabile e poco intrusivo. Dal canto loro, gli operatori si dichiarano pronti ad
investire capitali privati per una cifra complessiva vicina ai
550 miliardi di dollari.
Il
settore ICT è presentato come un vero e proprio motore per contrastare la crisi economica in atto: i benefici ipotizzati dal documento sono quantificabili in circa
25 milioni di nuovi posti di lavoro e in un
aumento del 3-4% del Pil a livello globale, oltre all'estensione dei diritti "tecnologici" alle popolazioni più arretrate.
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