L'
Home Office, il Ministero degli Interni britannico, è stato accusato di
collusione con l'azienda pubblicitaria online
Phorm, che offre agli utenti messaggi personalizzati basandosi su un sistema di rilevazione della loro attività sul web.
L'accusa si riferisce ad uno
scambio di e-mail in merito alla legalità del servizio avvenuto tra l'agenzia e il Ministero tra l'agosto 2007 e l'anno successivo, e pubblicato a seguito di una richiesta relativa al
Freedom of Information (FOI) Act.
Nei messaggi, il dipartimento chiedeva a Phorm se sarebbe stato "confortato" da un'approvazione del suo operato, e la compagnia da parte sua dichiarava l'intenzione di conformarsi ad alcune richieste dell'organismo; in un'altra mail, un funzionario governativo chiedeva ai rappresentanti della società di rivedere e modificare un documento non meglio precisato.
Ora che queste comunicazioni sono state rese pubbliche, il Ministero si difende respingendo le accuse come infondate: "Dal rilascio di quei documenti, abbiamo ripetutamente dichiarato che
il Governo non approva Phorm e la sua tecnologia. Il nostro impegno è quello di difendere la
privacy dei cittadini, e ci assicureremo che tecnologie di questo genere siano applicate in maniera appropriata e trasparente".
Anche
Kent Ertugrul,
CEO di Phorm, ha negato ogni collusione, affermando inoltre che le accuse non rispecchiano il sistema giudiziario in vigore nel Regno Unito, nel quale sono i tribunali, e non il Ministero, a decretare cosa è legale e cosa no.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
BitCity.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.