▾ G11 Media: | ChannelCity | ImpresaCity | SecurityOpenLab | Italian Channel Awards | Italian Project Awards | Italian Security Awards | ...
Homepage > Notizia

Manca l'interprete, processo a Google rinviato a settembre

In queste ore si sarebbe dovuto svolgere il processo a carico di Google, per la diffusione nel 2006 di un video in cui alcuni ragazzi picchiavano un ragazzo affetto dalla Sindrome di Down, ma non si è potuto procedere a causa dell'assenza di un'interprete. Si dovrà  quindi aspettare settembre.

Autore: Redazione D.Life

Pubblicato il: 23/06/2009


Si continua a parlare di tutela dei diritti degli utenti sul web, di riservatezza e di leggi per salvaguardare la privacy dei cittadini: in queste ore, a Milano, si sarebbe dovuto giocare a riguardo una partita importante. Si sarebbe infatti dovuto svolgere un processo contro Google per un'accusa formulata nel 2006, a causa della pubblicazione di un video in cui alcuni ragazzi picchiavano un ragazzo Down. Oltre alla gravità  dei fatti, al bullismo e la violenza gratuita, aggravata dall'handicap del ragazzo, è in ballo una questione più seria: la responsabilità  dei contenuti diffusi dalla rete.Nell'era del web 2.0 questa problematica sta iniziando a far sentire il suo peso e la sua rilevanza, considerando quanto gli utenti utilizzino la possibilità  di usare la rete non solo in modo passivo, fruendo dei diversi materiali disponibili, ma agendo attivamente creando propri contenuti e condividendoli. Come detto, il processo ha subito un rinvio a settembre, a causa della mancanza di un'interprete, che avrebbe dovuto tradurre la deposizione di un ingegnere informatico americano.
Al processo sono chiamati a comparire: David Drummond (ex presidente del consiglio di amministrazione di Google Italy), George Reyes (un ex-membro del consiglio di amministrazione e poi Ceo di Google Italy), Peter Fleischer (responsabile europeo delle politiche sulla privacy di Google) e Arvind Desikan (ex-responsabile di Google Video per l'Europa).
Dalla parte opposta la famiglia del ragazzo, il Comune di Milano e l'associazione ViviDown; insieme ad essi il pm Francesco Cajani, che imputa a Google la responsabilità  di aver diffuso il video, quando al contrario sarebbe stato necessario prevenire la pubblicazione del medesimo, grazie ad un controllo maggiore.
Google in questi anni ha continuato a difendersi, sottolineando come, nel momento in cui è venuta a conoscenza del video, esso è stato subito rimosso. Una partita importante, quindi: a testimoniare l'importanza del processo, la presenza della stampa estera, con inviati ad esempio di New York Times, Wall Street Journal e France Press, che però sono stati invitati ad uscire dall'aula, su richiesta degli imputati.


Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di BitCity.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.

Tag:

Notizie che potrebbero interessarti: