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Smartphone, ecco un'app che rivela chi è a rischio Parkinson

Alcuni ricercatori bolognesi hanno realizzato un'app per smartphone che puo' riconoscere i primi segnali di Parkinson.

Autore: Chiara Bernasconi

Pubblicato il: 11/04/2012

Un gruppo di ricercatori dell'Università  di Bologna ha messo a punto un'applicazione in grado di poter aiutare gli anziani: l'app, infatti, è in grado di captare e decodificare i movimenti e i tremori del nostro corpo, anche quelli più impercettibili, al fine di riconoscere i primi segnali di Parkinson.
Carlo Tacconi, uno degli autori dello studio, ha così dichiarato: "L'app assomiglia ad una qualunque applicazione Android, il sistema operativo dello smartphone usato. Non è più complessa di quella per impostare il risparmio energetico della batteria, ad esempio. Selezioni le misure che vuoi effettuare, e premi ‘start'. Il telefonino fa tutto da solo. Con un bip, ti dice di partire, mentre un altro bip, a fine test, ti segnala che ha finito di registrare. Gli si può anche dire di trasmettere automaticamente tutti i dati ad un computer lì vicino oppure, attraverso la rete mobile, in un qualunque laboratorio".
"Gli smartphone che usiamo tutti i giorni sono dotati di accelerometri e giroscopi: questi due tipi di sensori sono in grado di misurare il movimento, sia rettilineo che di rotazione. Servono, ad esempio, a raddrizzare l'immagine sullo schermo quando ruotiamo il telefonino e a controllare i giochi. Ma sono gli stessi sensori, e questo è il bello, impiegati in alcuni dei più diffusi test diagnostici sull'abilità  a camminare e stare in piedi degli anziani. O almeno nelle versioni più evolute di questi test, condotte in poche cliniche specializzate" ha spiegato Sabato Mellone, ingegnere elettronico e co-autore dello studio.
Il sistema è stato testato su 49 soggetti del bolognese e di età  media di 59 anni, utilizzando sia l'applicazione per smartphone, sia McRoberts Dynaport Hybrid, uno strumento pensato per fare questo tipo di misurazioni: ne è risultato che i dati rilevati da entrambi gli strumenti erano perfettamente uguali.
L'unica differenza era data dal fatto che il cellulare fosse in grado di misurare più cose: "Possiamo misurare non solo il tempo che impiega un paziente ad alzarsi in piedi e rimettersi seduto, ma anche la forza con cui lo fa, la velocità  con cui cammina, la cadenza dei passi, la rapidità  con cui si volta, eventuali sbilanciamenti a destra o a sinistra, e persino la fluidità  complessiva del movimento. Tutti questi parametri, interpretati congiuntamente, offrono un quadro molto completo della mobilità  complessiva della persona. E dai primissimi studi scientifici emerge che possono predire il rischio di caduta, riconoscere i primi sintomi di Parkinson, e distinguere gli anziani ancora in forma da quelli con qualche acciacco" ha rivelato Tacconi, che ha poi aggiunto: "L'impiego potrebbe inoltre essere esteso anche ad altri tipi di esame. Proprio in questi giorni stiamo discutendo con fisioterapisti interessati a monitorare l'effetto dei loro trattamenti. Allo stesso modo si potrebbe valutare intensivamente e ovunque l'efficacia di terapie chirurgiche o farmacologiche volte a migliorare la mobilità ".

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