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Cryptolocker: dopo due anni le aziende pagano ancora il riscatto

I laboratori IKS avvisano: nell’ultimo periodo sono cresciuti nuovamente i casi di infezione, ma proteggersi è possibile, basta attuare le giuste misure preventive.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 24/02/2016

IKS nell’ultimo mese ha analizzato più di venti milioni tra siti internet visitati ed email ricevute dai propri clienti, scoprendo come di quest’ultime ben il 65% fosse spam e il 20% contenesse stringhe malevole o rimandasse a siti ad alto rischio.
Nell’ultimo anno inoltre, su decine di milioni di messaggi analizzati, IKS ha rilevato la stessa tendenza: il 40% delle email sono risultate essere spam, delle quali l’1.7% conteneva malware di tipo ransomware-Cryptolocker.
Nonostante siano passati 2 anni dalle prime infezioni di questo famigerato malware che blocca i sistemi e chiede un riscatto, il pericolo è tutt’altro che debellato e sembra che la maggior parte delle aziende non abbia ancora trovato le giuste contromisure, continuando ad infettarsi e propagando le infezioni orizzontalmente a tutti i reparti.
Le aziende sono bersagliate di continuo e le ultime sofisticate varianti di questi ransomware, sono in grado di entrare nella rete e di criptare i dati archiviati nei server in pochi minuti. Ad essere colpite sono le organizzazioni di tutte le dimensioni e spesso quelle più piccole sono usate come teste di ponte per colpire aziende più grandi o quelle in possesso dei dati maggiormente sensibili. Molto comuni sono gli attacchi che sfruttano tecniche di ingegneria sociale, nei quali i cyber criminali studiano le abitudini delle vittime online per confezionare email-esca più efficaci. In questi casi per i dipendenti aumenta la probabilità di essere tratti in inganno e compromettere così i sistemi. Se da un lato bisogna adottare sempre comportamenti responsabili, verificando bene prima di aprire un allegato ed effettuando regolari backup dei dati, è strategicamente importante mettere sia le persone che i sistemi nelle condizioni di operare in sicurezza, implementando a monte un sistema di protezione efficace.
“Quello che vediamo è che le aziende si informano poco ed utilizzano mezzi spesso non adeguati, rassegnandosi a Cryptolocker, come a un incidente di percorso inevitabile” Ha affermato Vanni Galesso, Responsabile BU Security di IKS “In questi casi basterebbe affidarsi a chi, come IKS, ha già gestito situazioni critiche con successo, implementando i giusti rimedi”.

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