Dopo due giorni di consultazioni,
Facebook e la
Polizia Postale italiana hanno finalmente raggiunto un
accordo senza precedenti per quanto riguarda la
sicurezza su internet. E in particolare sul famoso social network.
L'azienda e l'autorità italiana, infatti, hanno firmato un
protocollo di collaborazione che permetterà a quest'ultima di intervenire ogni qual volta verranno commessi
reati gravi su Facebook.
Tutti noi conosciamo molto bene i
vari guai che il sito ha dovuto passare in Italia, a causa del comprensibile, ma scarso, controllo sul comportamento degli utenti: le regole di Facebook incentivano l'
uso del nome proprio e i comportamenti "corretti" ma non riescono ad evitare episodi criminosi. Sul sito blu si sono registrati spesso casi di
stalking,
phishing,
adescamento di minori,
pedofilia,
ricatti,
truffe e quanto di peggio possa offrire la specie umana.
Con il nuovo accordo, però, gli utenti avranno
una sicurezza in più, ossia quella di un tempestivo intervento della Polizia Postale: l'eventualità avverrà solo in caso di
reati gravi e, di fatto, impedirà anche la conseguente messa all'indice di Facebook.
Spesso il sito blu è stato stigmatizzato per ciò che i suoi utenti commettevano, sollevando
polemiche e
indignazione in tutta l'opinione pubblica: per esempio citiamo i
gruppi contro gli affetti da sindrome di Down o quelli a sostegno dell'
aggressore che ha ferito Berlusconi a Milano. Ma ce ne sono moltissimi altri.
Il documenti, poi, è importante anche da un altro punto di vista: si tratta infatti di un
primissimo accordo fra un organo pubblico e un'azienda privata di servizi web, accordo che rappresenta un primo modello di collaborazione su cui lavorare per rendere internet un luogo virtuale più sicuro.
Antonio Apruzzese, capo della Polizia postale, ha dichiarato: "Il contrasto agli abusi commessi nel mondo dei Social Network si arricchisce di uno strumento assolutamente innovativo che consentirà sia a noi che a Facebook di garantire agli utenti una migliore e più serena fruizione di un servizio a cui hanno iniziato ad affacciarsi anche importanti realtà imprenditoriali, attratte dalla grande popolarità di questo poliedrico sistema di comunicazione".
Cristian Perrella, responsabile delle relazioni Law Enforcement per l'area EMEA di Facebook, ha reso chiara la posizione dell'azienda: "Il nostro obiettivo è di garantire la migliore esperienza possibile su Facebook e cerchiamo di farlo adottando tutte le iniziative che premiano i comportamenti positivi e scoraggiano quelli negativi. Abbiamo costruito un sistema di regole e una struttura del sito che incoraggiano le persone a utilizzare i nomi reali e disincentivano i comportamenti negativi. Abbiamo sviluppato una tecnologia straordinaria e un efficace processo operativo che consente di eliminare lo spam e di bloccare gli utenti che non rispettano le regole. Coinvolgiamo le autorità soltanto nelle situazioni più gravi e, quando questo avviene, vogliamo che gli organi di polizia abbiano tutte le informazioni utili a perseguire i reati, che si tratti di malware, phishing, ladri d'identità o pedofili. Nella maggior parte dei casi facciamo un ottimo lavoro internamente, ma nelle situazioni peggiori ci rivolgiamo all'autorità giudiziaria. Esattamente come avviene nel mondo reale".
I reati commessi su Facebook, da oggi, potranno avere
pesanti conseguenze nella vita reale. I criminali sono avvisati.
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